Un quadrato, tanti piccoli oggetti: un vassoio, una teiera, un prato all’inglese, un comodino. E poi Fritz e Oscar, silenziosi coinquilini in una minuscola casa. Gretel si muove nel suo microcosmo di piccole cose, rigorosa e sbadata, caotica e pure attentissima a tenere vivo l’ordine dei suoi oggetti fuori scala e fuori posto. Poi, ad un tratto, la catastrofe. Con l’immediatezza di narrazione della fiaba, Clara Storti percorre sola i sentieri dell’esistenza, tra corda aerea, danza e manipolazione di oggetti. Gretel è un inno alla migrazione, un’ode alla tenacia del sapersi reinventare, nonostante tutto. Una riflessione delicata e profonda sul chi va e chi resta, sul resistere sempre. Anche quando tutto crolla.